Capitolo II:Gli antichi astronauti

Pubblicato: 25 Maggio 2013 in Senza categoria

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Teoria degli antichi astronauti

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Alcuni dipinti rupestri della Val Camonica, circa 10.000 a.C., che si vuole rappresentino visitatori extraterrestri. È stato anche ipotizzato che raffigurino divinità o altre figure mitologiche presenti nei culti religiosi dell’epoca

Un dogū (土偶) del periodo Jomon Finale (1000400 a.C.), Tokyo National Museum, Giappone. Alcuni ufologi hanno interpretato la statuetta di argilla come un antico astronauta che visitò la Terra nel Giappone antico; mostra dettagli che si vuole siano una tuta spaziale, una visiera e un elmetto.

La teoria degli antichi astronauti, o teoria del paleocontatto, conosciuta anche come paleoastronautica, è l’insieme di quelle idee, sviluppate a partire dalla metà del Novecento, che ipotizzano il contatto di civiltà extraterrestri con le antiche civiltà umane quali Sumeri, Egizi, civiltà dell’India antica e civiltà precolombiane. Questo genere di teorie non sono in generale accettate a livello scientifico-accademico, con alcune eccezioni (un esempio l’astronomo e matematico Josef Allen Hynek), e sotto il nome di archeologia spaziale o archeologia ufologica vengono spesso fatte rientrare nel più vasto campo speculativo della controversa pseudo-archeologia o “archeologia misteriosa“.

Origine

La nascita ufficiale della paleoastronautica si fa risalire al 1960 con la pubblicazione di un articolo dello studioso russo Matest Agrest[1]. In seguito le teorie sul contatto delle antiche civiltà umane con gli extraterrestri all’inizio sono divenute popolari negli anni sessanta e soprattutto negli anni settanta con la pubblicazione dei libri di Erich von Däniken e Peter Kolosimo e in particolare dei bestseller di Kolosimo Non è terrestre (1969) e Astronavi sulla preistoria (1972). Il substrato di tali teorie era già stato elaborato alcuni anni addietro, subito dopo gli anni cinquanta, con la nascita dell’ufologia in seguito alle prime testimonianze documentate di avvistamenti di UFO. Questo tema si unì agli argomenti già elaborati da Charles Fort sull’apparente incoerenza cronologica di alcuni manufatti e al rinnovato interesse popolare degli anni sessanta nei confronti delle antiche civiltà e delle loro mitologie, per cui in ambito ufologico nacque la clipeologia o paleoufologia, rivolta allo studio delle presunte manifestazioni di UFO nelle epoche passate. Inizialmente la paleoastronautica si sviluppò come una branca della clipeologia rivolta al periodo preistorico e protostorico, concentrando la sua attenzione su reperti archeologici di tali epoche.

I sostenitori delle teorie sugli antichi astronauti non si limitano a sostenere, come fanno i clipeologi, che le visite di UFO siano avvenute anche nei secoli passati, ma affermano che vi sia stata un’influenza aliena nello sviluppo della civiltà e della specie umana, arrivando a mettere in discussione – almeno in parte – la teoria evolutiva di Charles Darwin, talvolta sostituendola con tesi creazioniste, secondo le quali la specie umana sarebbe stata creata da entità superiori o per il tramite di “angeli” extraterrestri.

Se per la paleoantropologia tradizionale l’uomo è il risultato di un processo evolutivo durato tre milioni di anni che ha portato le protoscimmie africane via via ad assumere la stazione eretta e a sviluppare la propria intelligenza, andando a formare società via via più avanzate, i sostenitori di queste idee ipotizzano che l’uomo sia stato aiutato a compiere questo percorso, se non addirittura indotto e che nel passato siano avvenuti numerosi contatti fra alieni sbarcati sulla Terra e popolazioni locali. Questi contatti, in taluni casi costituiti da soggiorni prolungati di extraterrestri sul nostro pianeta, avrebbero influenzato lo sviluppo di alcune civiltà; tracce a testimonianza di questi eventi sarebbero riconoscibili – secondo i fautori di queste teorie – studiando con una certa “forma mentis” alcuni reperti preistorici.

Tra i principali divulgatori di tali ipotesi vi sono stati l’archeologo e scrittore svizzero Erich von Däniken[2] e lo scrittore italiano Peter Kolosimo, che dalla seconda metà degli anni sessanta hanno prodotto una serie di libri di grande presa popolare diffusi in molti paesi del mondo. Tali teorie sono state sostenute anche da alcuni religiosi, come il pastore presbiteriano e ufologo statunitense Barry Downing e il sacerdote cattolico spagnolo Salvador Freixedo. Altri popolari scrittori che più recentemente hanno ripreso questa teoria sono Zecharia Sitchin, Edgar Cayce e Robert K. G. Temple.

L’avvento di Internet ha favorito la diffusione di tali idee, attraverso la nascita di innumerevoli siti web, per lo più amatoriali, che trattano di miti e presunti misteri mescolandoli assieme ad argomenti di archeologia divulgativa, ignorando, rigettando o mettendo in discussione le posizioni attualmente riconosciute nel mondo scientifico e accademico[3].

Idee principali

Un jet d’oro precolombiano, esempio di OOPArt che Erich von Däniken ha interpretato come il segno lasciato da antiche civiltà aliene presenti sul nostro pianeta.[4]

Riproduzione del coperchio del sarcofago di Pakal (Tempio delle Iscrizioni, Palenque). Secondo alcuni, si tratterebbe della raffigurazione di una navicella spaziale.

Esistono diverse idee ed ipotesi sul “paleocontatto”:

  • L’uomo sarebbe il risultato di creazione guidata o esperimenti genetici condotti da extraterrestri sugli ominidi (che fino a quel punto si sarebbero evoluti naturalmente sulla Terra in concordanza con la Teoria di Darwin e dunque senza nessuna apparente contraddizione) al fine di farle evolvere in tempi rapidi: adattamento evolutivo e neocreazionismo dunque sarebbero veri entrambi. Il principale argomento a sostegno di questa idea è il tempo relativamente breve impiegato dall’Homo sapiens (300.000 anni) per giungere al livello mai raggiunto da altri organismi che esistono da centinaia di milioni di anni.
  • L’uomo avrebbe avuto contatti con extraterrestri sin dalle ere più antiche. Questi esseri sarebbero le divinità delle società antiche e sarebbero stati raffigurati nell’antichità in diversi dipinti ed opere d’arte (egizi, maya, aztechi, popoli della Mesopotamia, romani)[5]. Gli extraterrestri si sarebbero manifestati anche in epoche successive: dipinti medievali e rinascimentali, specie a carattere religioso, raffiguranti Dio, il Figlio e gli angeli, mostrerebbero in cielo delle navicelle spaziali, a volte addirittura con degli angeli guidatori. Altri indizi della presenza di extraterrestri in epoche passate sarebbero celati in testi religiosi, come la Bibbia e il Rāmāyaṇa, o in opere di carattere storico.
  • Il ritrovamento di OOPArt, ossia “oggetti fuori posto”, in quanto “fuori dal tempo”, che vedrebbero l’uomo e la sua tecnologia molto più antichi rispetto a ciò che l’archeologia canonica afferma.

Prove scientifiche

Non esiste alcuna prova scientifica.

Secondo i sostenitori della teoria, elementi a favore si possono trovare nell’architettura e nell’arte antica: esisterebbero numerosi luoghi con antiche rovine e siti archeologici a testimonianza del contatto con gli alieni, alcuni dei quali costruiti con tale perizia da suggerire l’uso di tecnologie aliene. Gli ufologi e in particolare i clipeologi ritengono prove indiziarie alcuni famosi siti archeologici (tra i quali Giza, Baalbek, Yonaguni, le Linee di Nazca, i monoliti di Stonehenge) e opere d’arte come raffigurazioni, incisioni rupestri e statuette (del Nord e Sud America, isole del Pacifico e Australia), a sostegno delle loro ipotesi di un contatto fra le popolazioni umane primitive e forme di vita aliene, che sarebbero state viste come “angeli”, “spiriti”, “dei” o “semidei” da tali popolazioni[6].

Inoltre i teorici degli antichi astronauti interpretano letteralmente l’antica letteratura sumera e testi sacri prodotti da antiche civiltà del pianeta, indicandone vari brani come possibili resoconti di un contatto a livello planetario. In particolare sono spesso citati l’Epopea di Gilgamesh, il Rāmāyaṇa (dove si parla di carri volanti chiamati Vimana) e alcuni libri della Bibbia, come il Libro di Ezechiele (in cui è descritta la visione di un “carro di fuoco”).

Critiche

Nonostante i proponenti di tali teorie interpretino a proprio modo testi e manufatti antichi, non è ancora stata trovata alcuna prova a sostegno dell’ipotesi degli antichi astronauti. I riferimenti in testi epici sono interpretati come elementi mitologici o metafore poetiche[7] e quelli in testi religiosi come visioni mistiche o allegorie religiose[8], mentre gli elementi archeologici portati a sostegno di tali teorie trovano una spiegazione scientifica senza bisogno di ricorrere agli alieni,[9] malgrado gli autori che propagandano la teoria degli antichi astronauti parlino frequentemente di “misteri” e di oggetti “senza spiegazione” nei loro libri.

Alan F. Alford, autore di Gods of the New Millennium (1996), era un aderente della teoria degli antichi astronauti. Molto del suo lavoro si basa sulle teorie di Sitchin. Egli tuttavia trova ora fallace la teoria di Sitchin, dopo un’analisi più approfondita, affermando che “Sono ormai saldamente del parere che queste divinità personificavano la caduta del cielo, in altre parole, la discesa degli dèi era una resa poetica del mito del cataclisma che era al centro di antiche religioni del Vicino Oriente.”[10]

La comunità cristiana creazionista è a sua volta assai critica su molte delle idee sugli antichi astronauti: lo scrittore creazionista della “giovane Terra” Clifford A. Wilson ha pubblicato Crash Go the Chariots nel 1972 in cui ha tentato di screditare tutte le indicazioni fornite nel libro di von Däniken Gli extraterrestri torneranno? (Chariots of the Gods).[11]

In un articolo del 2004 sulla rivista Skeptic,[12] Jason Colavito sostiene che von Däniken avrebbe plagiato molti dei concetti del libro Il mattino dei maghi e che questo libro, a sua volta, è stato fortemente influenzato dal Miti di Cthulhu, e che il nucleo della teoria degli antichi astronauti ha origine nei racconti di H. P. Lovecraft Il richiamo di Cthulhu e Alle montagne della follia.

Ancient Astronaut Society

L’Ancient Astronaut Society è una società fondata il 14 settembre 1973 dall’avvocato Gene Philips, con l’obiettivo di coordinare tutte le ricerche che si svolgono nell’ambito della teoria degli antichi astronauti (detta paleoastronautica o archeologia spaziale), cercando di dimostrare un primo contatto tra alieni scesi da navi spaziali e uomini avvenuto migliaia di anni fa[13]. Tutti gli anni organizza almeno un congresso, cui partecipano ufologi e scienziati da tutto il mondo. Il primo si è svolto a Chicago dal 26 al 28 aprile 1974.

La AAS pubblica inoltre il bollettino Ancient Skies.

Influenza culturale

L’ipotesi del paleocontatto è stata utilizzata come ispirazione per un gran numero di romanzi di fantascienza, film e serie televisive. In realtà la teoria compare ben prima in varie opere fantastiche che nella saggistica, a partire dal romanzo Edison’s Conquest of Mars di Garrett P. Serviss (1898) e dai racconti di H. P. Lovecraft Il richiamo di Cthulhu (1926) e Alle montagne della follia (1931). Si trovano dei punti di connessione con questa teoria anche nel celebre racconto La sentinella (The sentinel in lingua originale), di Arthur C. Clarke e nelle sequenze iniziali del film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio ad esso ispirato. Un altro film che si ispira a questa teoria è Prometheus, di Ridley Scott.

Divinità o entità extraterrestri? Dalla teoria degli antichi astronauti alle civiltà aliene di Michio Kaku in un breve ma affascinante articolo pubblicato dall’ufologo De Comite.
Nell’anno 1968 del secolo scorso, una intrigante teoria catturò l’attenzione in ogni parte del mondo. Per caso, emersero due adattamenti di una nuova ipotesi che consideravano la possibilità che esseri extraterrestri avanzati avessero visitato la Terra in un lontano passato, avviando in tal modo i fondamenti delle religioni. L’autore svizzero Erich von Daniken è, talvolta, chiamato il “padre della teoria degli antichi astronauti”. Il libro “Chariots of the Gods” popolarizzò l’argomento dell’interazione di antichi alieni con primitivi umani. Lo scrittore greco, nato in Svizzera e conduttore televisivo Giorgio Tsoukalos, visto sul canale History Channel in “Ancient Aliens”, è il direttore del von Daniken’s Center for Ancient Astronaut Research.
Anche il ministro Presbiteriano americano Reverendo Barry Downing investigò sulla connessione tra UFO e convinzione religiosa. Il suo libro “The Bible and Flying Saucers” fu una ipotesi rivoluzionaria sulla prospettiva biblica del fenomeno UFO.
La teoria di Erich von Daniken ipotizza che i nostri primitivi antenati “scambiarono” i visitatori alieni per divinità e produssero sistemi di credo sovrannaturale attorno a questi incontri. Il Rev. Downing, d’altra parte, dichiarò che alcuni cosiddetti alieni fossero, in realtà, angeli di Dio oppure divini messaggeri inviati sulla Terra, tra cui forse lo stesso Gesù Cristo.
Tra questi due punti di vista apparvero diverse prospettive nello schieramento giornalistico che andavano dagli Anunnaki,, un gruppo di divinità Sumere e Babilonesi che si ipotizza abbiano creato l’umanità, all’incidente UFO di Roswell (New Mexico) del 1947 del secolo scorso, fino ad arrivare ai più recenti come, ad esempio, la presunta “Faccia di Marte”.
In generale, la teoria degli antichi astronauti ipotizza che i visitatori alieni fossero mortali avanzati che si sono evoluti attraverso la selezione naturale Darwiniana e non avevano bisogno di essere dei creatori. L’Ufologia Biblica, al contrario, afferma che alcuni visitatori celesti siano degli esseri eterni creati da Dio, che potrebbero essere in guerra nello Spazio con entità aliene aggressive.
Per precisa definizione, un Dio non è altro che una entità immortale. In tutta la linea temporale dell’Antropologia ci sono state divinità animali, divinità umane, divinità spiritiche e divinità totem. In ciascuno caso, furono tutte considerate eterne.
Le divinità potevano sperimentare la morte, il dolore e la passione umana, ma non potevano appoggiare la morte. Non tutte le divinità erano buone o si prendevano cura dell’Umanità. Una premessa Universale delle antiche divinità era quella di un “ricambio generazionale” o quella di tramandare la sovranità da genitore a figlio. In alcuni casi, gli esseri umani potevano ricevere la ricompensa dell’immortalità e diventare Dei ed accoppiarsi con loro.
Lo scienziato americano e futurista del “Singularity Institute” Ray Kurzweil sostiene che gli esseri umani potrebbero diventare immortali in appena 20 anni, attraverso la nanotecnologia capace di sostituire i nostri organi vitali. La “Singolarità Tecnologica” è un termine coniato dall’autore di fantascienza Vernor Vinge. Si riferisce alla creazione di computer umani più che intelligenti che sviluppano il loro intelletto. I transumanisti sostengono il miglioramento delle capacità umane attraverso la tecnologia avanzata.
Stranamente, gli antichi Dei non erano descritti come superuomini indistruttibili che una immaginazione infantile potrebbe, in modo impulsivo, rimettere in gioco. Invece, gli Dei hanno, a volte, sofferto e sono deceduti, ma prontamente sono stati rimessi a posto e risorti, in accordo con le affermazioni di Kurzweil che organi vitali potrebbero essere rigenerati in un mondo post-umano.
Se i membri di una civiltà aliena fossero effettivamente divenuti immortali attraverso la tecnologia avanzata, sono, per definizione nient’altro che divinità. L’ipotesi di Von Daniken propone che visitatori extraterrestri abbiano insegnato agli umani primitivi lo studio dell’Astronomia, Geometria, e anche la costruzione monolitica. Ma perchè non potevano insegnarci la differenza tra Dei immaginari e alieni viventi? Forse gli esseri eterni volevano, meritatamente, essere trattati come Dei o angeli, che rappresentano il futuro immortale dell’Umanità.
Il Fisico e autore degli U.S.A., nato in Giappone, Michio Kaku ha descritto la ricerca scientifica di possibili civiltà aliene di Tipo I, II,III e IV. Sulla Terra ci stiamo avvicinando per entrare all’interno della civiltà di Tipo I che dirige le risorse di un intero pianeta. Ma non ci siamo ancora.
Per il momento, il nostro abuso di armamenti nucleari e missili spaziali ci permette, con prospettive agghiaccianti, di minacciare ogni pianeta vicino a noi. Ciò potrebbe provocare una preventiva risposta da una ipotetica civiltà di Tipo II che controlla l’energia di un intero Sistema Solare.
Una civiltà di Tipo III controlla l’energia di una intera Galassia. Non essenzialmente basata su molecole di carbonio, rappresenta l’intelletto superumano che potrebbe essere accompagnato da molto sconcerto, tanto quanto un regno degli arcangeli.
Una civiltà di Tipo IV controlla la creazione dell’Universo del Big Bang. La sua intelligenza senza pari è, a volte, indicata come un replicatore quantistico, o come l’Astrobiologo londinese Paul Davies ha una volta chiamato, “Q-Life”. Rappresenta la divinità suprema della psiche umana e abita la Singolarità del Multiverso.
Esistenti al di là della dimensione temporale, possono inviare una stringa di informazione miliardi di anni nel passato, in modo da definire le condizioni iniziali del Big Bang. Il Fisico americano Ronald Mallett ha utilizzato le equazioni di Einstein per descrivere la deriva del Tempo con raggi laser circolanti. Una civiltà di Tipo IV non smette mai di creare nuovi Universi.
L’autore americano Michael Talbot ha avanzato un modello teorico della realtà che suggerisce l’Universo fisico come simile ad un gigantesco ologramma. Dopo aver esaminato i lavori del Fisico David Bohm e del Neurofisiologo Karl Pribram, che sono indipendentemente arrivati a teorie olografiche e modelli dell’Universo, Talbot ha sostenuto che la nostra esistenza è l’immagine olografica di un “ologramma principale” che progetta le condizioni iniziali o la struttura dello stesso Big Bang.
Al bagliore della creazione, la singolarità dell’Universo gonfia o “replica” la propria immagine all’interno di un collettore di singolarità, frattali auto gravitanti, ciascuno con la sembianza olografica delle condizioni iniziali. Se è così, qualsiasi divinità o civiltà aliena che potremmo incontrare, in ultima analisi, potrebbero rivelarsi come i doppi olografici di noi stessi sulla soglia dell’immortalità.

 

Antichi astronauti:

 

Imponenti città megalitiche costruite con l’aiuto di civiltà aliene? 

Secondo i teorici degli antichi astronauti è possibile, ecco gli indizi.

 

Senza un piccolo aiuto interplanetario, come avrebbero imparato i primi egizi ad assemblare i quasi due milioni e mezzo di blocchi di pietra calcarea e granitica che formano la grande piramide di Giza? Come poteva l’uomo preistorico spostare gli enormi massi di Stonehendge? E come far combaciare le pietre in maniera così serrata da non lasciar penetrare nel mezzo neppure una lama di rasoio? Come hanno fatto a spostare questi giganteschi blocchi di pietra che in alcuni casi possono arrivare a pesare fino a 1000 tonnellate? Alcuni blocchi di granito sono grandi quanto un vagone ferroviario ed è possibile trovarli in Perù, Bolivia, Messico ed Egitto. Bisogna chiedersi come e perchè questi popoli antichi trascinarono blocchi di pietra grossi come vagoni ferroviari per metterli l’uno sull’altro per creare questi edifici giganteschi?
La grande piramide di Giza
Forse, la struttura megalitica più conosciuta e misteriosa di tutte al mondo è la grande piramide di Giza, la più antica e grande delle tre piramidi d’Egitto. Si ritiene che questo miracolo dell’ingegneria fu costruito in un periodo di soli 22 anni, ma per i teorici degli Antichi Astronauti i conti non tornano. Secondo George A. Tsoukalos, direttore del Legendary Times Magazine, non è possibile che la grande piramide fu costruita in un arco di tempo così breve, perché se così fosse, logisticamente parlando, si sarebbe dovuta tagliare, trasportare e sistemare una pietra ogni 9 secondi! Degli ingegneri moderni si sono fatti avanti e hanno confermato che neanche oggi, con le loro attrezzature avanzate, potrebbero farlo in 22 anni. Esiste ogni genere di teoria su come fu costruita la grande piramide di Giza. Alcune fanno subito scuotere la testa, come le visite da parte di extraterrestri o l’esistenza di una progredita civiltà umana pre/diluviana. Si tende invece a credere a teorie che immaginano migliaia di operai che tirano lunghe corde su una rampa che doveva essere lunga almeno 3 chilometri per portare le pietre dove sono.
 
L’unica cosa certa è che i blocchi sono allineati in maniera così accurata e l’architettura è così precisa che anche i tecnici di oggi, con una grande tecnologia, sarebbe difficile replicare tale precisione. Inoltre, come hanno fatto a costruire enormi spazi di granito, così perfetti e così puliti. all’interno di piramidi e tombe? Si può ipotizzare che quelle opere siano state fatte a mano?
Le dimensioni enormi e il peso delle pietre, moltiplicate per il loro numero, rendono certa una cosa: la costruzione della grande piramide resta una delle più grandi meraviglie e uno dei più grandi misteri dell’ingegneria edile. Non vogliamo sminuire l’ingegno umano, perché credo che abbiamo l’abilità per creare capolavori simili, ma in un tempo molto più lungo. Deve esserci stata una trasmissione delle conoscenze ai nostri antenati per poter realizzare queste opere.In Egitto ci sono delle tradizioni antiche le quali ci dicono che la grande piramide fu costruita da un faraone di nome Saurit e dicono che Saurit sia la persona nota nella comunità ebraica come Enoch. Enoch è un profeta dell’Antico Testamento e leggendo la sua vicenda nei testi apocrifi, è possibile scorgere un collegamento tra la sua figura e gli esseri extraterrestri. Enoch racconta chiaramente di averli incontrati. Nelle scritture apocrife si racconta che Enoch ordina di costruire un edificio che non potrà essere distrutto per migliaia di anni e gli antichi testi egizi dicono chiaramente che le piramidi furono costruite dagli esseri umani, ma con l’assistenza del guardiani del cielo, ossia degli dèi. Una delle sette meraviglie del mondo, la grande piramide di Giza, oltre che per l’archeologia e l’ingegneria, resta un grande mistero anche per la geografia. Nel 1877, lo scrittore e teologo Joseph Seiss dimostra che la grande piramide sorge sull’intersezione della più lunga linea di latitudine e della più lunga linea di longitudine, al centro esatto dell’intera massa di terra emersa del mondo.
Inoltre, tutti i suoi quattro lati si allineano in maniera precisa con i quattro punti cardinali della bussola, nonostante questo strumento sia stato inventato migliaia di anni dopo la costruzione della piramide.
Ed è solo una mera coincidenza che la costruzione di piramidi molti simili a quella di Giza si stesse evolvendo esattamente dall’altra parte del mondo, nel continente mesoamericano? Ci sono piramidi su remote isole del Pacifico, in India, in Messico. E’ una costruzione presente in tutto il mondo e gli archeologi non sono in grado di spiegare perché culture dissimili, separate da enormi oceani, costruissero le stesse strutture nello stesso modo.
Il Mistero di Teotihuacan
Nel Messico centrale c’è un’antica città che risale a più di duemila anni fa. Il suo nome,Teotihuacan, significa letteralmente “città degli dèi“. Al centro della città sorge la Piramide del Sole. Incredibilmente, il perimetro della Piramide del Sole è lo stesso della Piramide di Giza. Una coincidenza strutturale? Oppure potrebbe essere stata ispirata dagli stessi architetti in entrambi i casi?
 

Ci sono un paio di teorie al riguardo. La prima è che forse è stata insegnata a tutte le culture la stessa cosa da una civiltà extraterrestre. La seconda è che c’erano degli antichi viaggiatori di questo pianeta che si spostavano da una regione all’altra percorrendo distanze enormi. E poi ci sono gli scettici che dicono che, dal punto di vista archeologico, era il metodo migliore per costruirle, lo sapevano e basta! A Teotihuacan ci sono la gigantesca Piramide del Sole e la gigantesca Piramide della Luna. Secondo le leggende, furono costruite dagli dèi, che erano dei giganti, alla fine di una delle distruzioni del mondo. Civiltà come quella Azteca, quella Maya e quella degli indiani Hopi dell’Arizona settentrionale, credono che il mondo sia stato distrutto quattro volte in passato, ogni volta da un elemento differente come l’acqua, il fuoco, il ghiaccio. Ogni volta, l’umanità ha ricostruito il mondo e Teotihuacan fu costruita all’inizio di uno di questi quattro mondi.

Perché?
Viene, però, da chiedersi: perché costruire queste strutture enormi? A quale scopo? La grande vanità dei faraoni d’Egitto basta a giustificare la costruzione di questi enormi mausolei per conservare i loro corpi dopo la morte. Oppure è possibile che questi antichi volessero lasciarsi dietro qualcosa per le generazioni future? Negli antichi scritti egizi è scritto che lo scopo della costruzione delle grandi piramidi era quello di conservare la conoscenza: trecento libri che presumibilmente contenevano la conoscenza dell’Universo, dettati dagli stessi guardiani del cielo. Le piramidi però, non sono gli unici monumenti antichi che continuano a stupire scienziati ed archeologi in quanto, ve ne sono letteralmente centinaia ed è possibile trovarli in ogni angolo del mondo.
I Moai dell’Isola di Pasqua
 
In un’area remota dell’oceano pacifico è situato uno dei posti più isolati del mondo: l’isola di Pasqua. Qui, oltre 800 guardiani di pietra, chiamati Moai, stanno di guardia sulla linea costiera dell’isola. Si tratta di sculture degli antichi primitivi, o inquietanti ritratti di visitatori alieni di migliaia di anni fa? Qualunque fosse il loro scopo, sono stati fatti per durare migliaia di anni. Sono costruiti con blocchi di pietra del peso di diverse tonnellate, eppure si trattava di popolazioni primitive che li fabbricavano senza una buona ragione apparente.
 
Un aspetto su cui riflettere quando si considera quello che una civiltà antica poteva creare è la capacità di mettere per iscritto le modalità di costruzione. Se avessimo una prova scritta di come riuscirono a costruire queste strutture sicuramente ci crederemmo. In Egitto,  per esempio, abbiamo molti scritti e disegni che mostrano la costruzione delle piramidi. Sull’isola di Pasqua, invece, non abbiamo delle prove scritte riguardo le loro statue e questo fa dubitare sulle loro effettive capacità.A circa 4.800 chilometri di distanza, nella Repubblica della Bolivia, esistono opere in pietra incredibilimente simili alle statue dell’isola di Pasqua. Tiahuanaco è infatti così antica da sfuggire alle moderne tecniche di datazione. Si stima che abbia più di 17 mila anni ed è forse la città più antica del mondo. In qualche modo, le sculture di Tiahuanaco furono costruite con lo stesso stile e con le stesse espressioni enigmatiche dei cugini lontani dell’isola di Pasqua.


Le incisioni perfette di Puma Punku

Mentre i turisti affollano le rovine di Tiahuanaco, un sito antico e forse più misterioso ancora, si trova a poca distanza. Puma Punku è un sito con rovine di pietra che entusiasmano e stimolano l’immaginazione dei teorici degli Antichi Astronauti, ed è considerata la soluzione più verosimile all’enorme puzzle di questa affascinante teoria.
Se le piramidi di Giza sono una conquista incredibile, in confronto a Puma Punku le piramidi sono un gioco da bambini. A Puma Punku non esiste logica, perchè ci sono strutture megalitiche adagiate su tutto il sito, come se fossero state divelte da qualche catastrofe immane. I blocchi sono tagliati con tale precisione che in passato si incastravano alla perfezione, come le tessere di un elaborato puzzle. Inoltre, se la cava più vicina si trovava ad oltre 16 chilometri di distanza, come hanno fatto queste pietre colossali, alcune di centinai di tonnellate, ad arrivare al sito? Stiamo parlando di un luogo che si trova a 4 mila metri sul livello del mare. Ciò significa che non ci sono alberi da usare come rulli. Crescono solo erba e cespugli.
Puma Punku è il sito più spettacolare dell’antichità, perché quello che si trova lì è così inspiegabile, così impossibile da creare, che resta la domanda: come è stato costruito tutto questo e poi, a quale scopo? Gli archeologi tradizionali dicono che Puma Punku fu costruita dagli indiani Aymara. Ora, tutti sono d’accordo nel ritenere che per creare una cosa come quella che si trova a Pumapunku bisogna scrivere, progettare, bisogna avere un’idea di dove va ogni pezzo e di come si compone tutto insieme alla fine. Ma c’è una cosa su cui anche gli archeologi tradizionali sono d’accordo: gli aymara non avevano la scrittura! E allora come hanno potuto costruire tutto questo senza dei progetti? Uno dei motivi per cui i teorici degli Antichi Astronauti sono così attratti da siti come Tiahuanaco e Puma Punku è la qualità della lavorazione della pietra e le dimensioni immense dei blocchi, così straordinari e perfetti che suggeriscono una lavorazione a macchina, l’uso di strumenti meccanici per tagliarli e inciderli. Una delle piattaforme pesa più di 800 tonnellate e sono tutte molto levigate.
Alcune altre pietre megalitiche presentano delle scanalature di appena pochi millimetri, impossibili da eseguire con gli scalpelli dell’età della pietra, perciò dietro ci deve essere un altro tipo di tecnologia. Le linee tagliate in queste pietre sono perfettamente rette ed hanno la stessa esatta profondità da un’estremità all’altra. Tutto troppo perfetto per immaginare uomini primitivi che lavorano la pietra con tale precisione servendosi solo di scalpelli.
Alcuni ricercatori universitari in visita a Pumapunku con i loro strumenti di misurazione rimasero letteralmente scioccati. Nelle loro relazioni scrivono che è impossibile ricostruire Puma Punku, anche con le tecnologie moderne in nostro possesso.
Tutti questi indizi fanno registrare una grande anomalia: da una parte, questi popoli antichi sono ritenuti molto primitivi, appena usciti dall’età della pietra, eppure creano cose che noi oggi non saremmo in grado di fare, o che faremmo con estrema difficoltà, ossia produrre questi blocchi giganti di pietra, perfettamente combacianti con altri blocchi ad incastro. La verità è che i popoli antichi del nostro pianeta videro cose incredibili, furono testimoni di eventi bizzarri e incomprensibili. Ma le prove di quegli eventi sono scomparse. Per qualche motivo sono svanite, ma quei popoli ci lasciarono oggetti incredibili davanti ai quali ci chiediamo: ma come diavolo li hanno costruiti?
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