Capitolo III:La Matrix Divina

Pubblicato: 1 giugno 2013 in Senza categoria

La Legge di Attrazione Universale - Successo, Abbondanza, Ricchezza, Amore

Riconoscete ciò che è visibile, e ciò che vi è nascosto vi diverrà chiaro” ha detto Gregg Braden.

La Matrice Divina è quella rete di energia che connette il nostro universo costituita da un intreccio di filamenti molto simili a quelli presenti nel nostro cervello.

Abbiamo sempre pensato che il vuoto esista, e che sia materialmente riscontrabile, ma recenti studi sviluppati all’interno dell’Università di Princeton fondati su immagini scattate dalla sonda Chandia messa in orbita dalla Nasa, provano che il vuoto non esiste!!!

Siamo circondati da un infinito campo energetico e i nostri corpi e tutto ciò che esiste intorno a noi, altro non sono che la materializzazione di questo campo. Il nostro cervello è un antenna sintonizzata alla ricezione di informazioni provenienti dal campo stesso (inconscio collettivo) ed il linguaggio con cui ci è possibile comunicare con esso, è costituito dalle nostre emozioni.

Vedi Legge di Attrazione.

Albert Einstein sosteneva che noi, come esseri umani, non avessimo alcun impatto sull’universo circostante: fossimo dei semplici osservatori passivi. Questa filosofia è  derivata da decenni di scienza Darwiniana che è stata alla base di tutte teorie occidentali, anche quelle eugenetiche.

Una scienza quasi “meccanicistica” che conferiva solo alla religione, la possibilità di individuare nell’uomo uno spiraglio di potere ed energia spirituali. Ora si scardinano queste convinzioni, perché anche se è vero che siamo costituiti da microscopiche particelle di energia quantistica (immaginiamoci l’atomo non più come piccolo sistema solare con un nucleo fisso al centro ed elettroni che, come satelliti, girano intorno ad esso, bensì come un’onda viva e pulsante), come ci è stato detto per circa 70 anni, oggi finalmente sono state studiate tutte le variabili proprietà di queste particelle ad alto potenziale.

Esse, ad esempio, possono stare in più luoghi contemporaneamente rimanendo connesse tra loro: sono presenti nel passato e nel presente mantenendo ugualmente la comunicazione tra loro e se una di esse subisce delle modificazioni, le altre seguiranno lo stesso cambiamento istantaneamente.

Alla fine del 1800 nella nostra cultura occidentale, appariva già chiara la convinzione che ci fosse un filo energetico che collegava tutta la realtà.

Questo campo era conosciuto come etere.

L’esistenza dell’etere tuttavia era rimasta una convinzione filosofica non

dimostrata scientificamente.

Nel 1987 l’aeronautica militare americana ha eseguito nuovamente un esperimento che era già stato condotto nel 1800 (che all’epoca aveva dato risultati nulli a causa dell’inadeguatezza delle strumentazioni utilizzate) alla ricerca dell’etere.

Conducendo l’esperimento con strumentazioni molto più sofisticate, il campo è stato individuato ed è stato dimostrato che in questo campo la materia è tutta collegata.

Un esperimento molto interessante eseguito dagli scienziati nell’ambito della fisica quantistica è quello che porta alla formulazione del concetto di Entanglement.

L’esperimento in questione è stato realizzato per la prima volta nel 1997 presso l’Università di Ginevra, dividendo un fotone in due, ed ottenendo da esso due fotoni identici.

Entrambi gli elementi furono sparati con delle apparecchiature molto complicate e posizionati a 14 miglia di distanza l’uno dall’altro.

Si riscontrò che nonostante la distanza che li separava i due fotoni continuavano ad agire come se fossero ancora collegati… uniti.

In sostanza ogni modificazione che veniva effettuata su uno dei due si realizzava istantaneamente anche sull’altro. Questo fenomeno venne definito appunto Entanglement.

Ora proviamo a pensare che l’universo che noi conosciamo, alle origini (secondo la teoria del Big Bang) era tutto un unico blocco di materia e non solo, un minuscolo granello di materia che sarebbe poi stato soggetto ad un’esplosione.

A seguito di tale esplosione ed a vari cambiamenti subiti che lo hanno separato e modificato fino a renderlo come noi oggi lo vediamo, possiamo affermare che, come per i due fotoni, ogni particella ed ogni essere, rimangono in connessione tra loro grazie al campo energetico.

Si può quindi dedurre che se tutto è collegato, noi abbiamo il potere (se riusciamo a sintonizzarci con il campo Energetico che collega tutto) di conoscere tutto quanto l’esistente, sia che si tratti di realtà materiale o astratta, come pensieri ed emozioni, e di comunicare con esso.

Le particelle separate fisicamente sono comunque energeticamente unite.

Nelle antiche tradizioni si sosteneva che quello che noi facciamo nella nostra vita, attiva un processo all’interno del nostro corpo e questo processo interagisce con le forze della creazione e ha un’influenza sul mondo fisico.

Questo concetto lo ritroviamo chiaro in ogni insegnamento esoterico o alternativo, dallo Yoga agli insegnamenti vedici, al buddismo, allo sciamanesimo e perfino nell’antica tradizione giudaico/cristiana.

Oggi trova conferma scientifica anche nella fisica quantistica.


Il passo successivo è stato quello di comprendere in modo scientifico il tipo di impatto che può avere l’essere umano sulla realtà: rimane un semplice osservatore come sosteneva Einstein oppure diventa partecipe della realtà?

Risponde Gregg Braden con il secondo esperimento citato, ovvero quello effettuato dallo scienziato russo Poponiam.

Egli prese un tubo di vetro e creò ciò che potremmo chiamare il vuoto (ma che di fatto sappiamo non essere tale).

Successivamente a questa operazione riscontrò che, infatti, l’interno del tubo non era esattamente vuoto ma si poteva verificare la presenza di fotoni disposti in modo casuale.

L’idea era quella di inserire il DNA umano all’interno del tubo e di studiarne gli effetti.

Ciò che avvenne fu incredibile: i fotoni, disposti in modo disordinato e casuale, si allinearono all’ellisse del DNA in modo speculare!

Ma non solo, una volta estratto il DNA dal tubo i fotoni rimasero nella stessa esatta posizione, comportandosi come se il DNA fosse ancora presente.

Da ciò si deduce che l’essere umano è in grado, grazie alla presenza del suo DNA, di modificare la realtà circostante. Tale strepitoso risultato, venne catalogato come Phantom DNA.

 

Come se non bastasse, nel 1993 uno studio ha reso noto che esiste un campo di energia attorno al nostro cuore che si espande all’esterno.
Forse non tutti sanno che il campo elettrico del cuore è 100 volte maggiore di quello del cervello, e il campo magnetico oltre 5000 volte superiore!
Si tratta quindi di un organo davvero potente, molto più di quanto possa esserlo il cervello stesso.

 

Lo stesso studio riscontrò che le emozioni sono in grado di apportare dei cambiamenti al DNA dell’individuo che le viveva.

Infatti, le emozioni positive di amore e compassione, ad esempio, rilassano l’ellisse del DNA, la paura e la rabbia, al contrario, la contraggono.

Ciò che ne risulta è che possediamo un organo potente in grado, attraverso le emozioni, di modificare il proprio corpo, il DNA, che a sua volta modifica la realtà circostante. L’uomo è quindi un essere molto potente.

TUTTO è COLLEGATO a TUTTO

Va bene” voi direte “Abbiamo già sentito parlare di questo”. “Cosa rende, quindi, questa conclusione così differente? Cosa significa veramente essere connessi?”

Gregg Braden – 27/10/2008
TUTTO è COLLEGATO a TUTTO

Gregg Braden introduce la sua visione della Matrix Divina e il suo linguaggio:

Tutto nel nostro mondo è collegato a tutto. Questo è quanto. Realmente! Queste le nuove che cambiano tutto e che assolutamente scuotono i fondamenti della scienza, come oggi la conosciamo. “Va bene” voi direte “Abbiamo già sentito parlare di questo”. “Che cosa rende, quindi, questa conclusione così differente? Che cosa significa veramente essere così connessi?”.

Queste sono buone domande e le risposte possono sorprendere. La differenza fra le nuove scoperte e ciò che abbiamo creduto in precedenza è che nel passato ci siamo detti semplicemente che il collegamento esiste. I nuovi esperimenti, tuttavia, ci portano un passo più avanti. Al fatto che siamo tutti collegati e connessi al tutto, la ricerca ora aggiunge e dimostra che il collegamento esiste grazie a noi – nello specifico grazie alla nostra coscienza.

Il nostro essere connessi ci dà il potere di scozzare il mazzo a nostro favore quando si tratta del momento di giocare con la vita. In ogni cosa, dalla ricerca della relazione d’amore alla cura delle persone care, all’adempimento delle nostre aspirazioni più profonde e la pace nel mondo, siamo una parte integrante di tutto ciò che sperimentiamo ogni giorno. Che le scoperte mostrino che possiamo usare coscientemente tale connessione apre la porta a poco di meno che alla nostra opportunità di gestire lo stesso potere che guida l’intero universo.

Attraverso il collegamento che vive dentro di te, me ed ogni essere umano che cammina sulla terra siamo in linea diretta con la stessa forza che genera tutto, dagli atomi e dalle stelle al DNA della vita!

Ci è un piccolo stop, tuttavia. Il nostro potere di fare ciò è dormiente fino a che non lo svegliamo. La chiave per svegliare tale stupefacente forza è che dobbiamo optare per una piccola variante nel modo in cui ci vediamo nel mondo.

Con un piccolo spostamento di percezione possiamo toccare con mano la forza più potente dell’universo per affrontare persino le situazioni che appaiono impossibili. Accade quando ci permettiamo un nuovo modo di vedere il nostro ruolo nell’universo. Quel “piccolo spostamento” di cui abbiamo bisogno è vederci come componente del mondo piuttosto che separati da esso. Il modo per convincersi che siamo veramente parte di ogni cosa che vediamo e sperimentiamo sta nel comprendere come siamo connessi e che cosa significa tale connessione.

Attraverso il collegamento che unisce tutte le cose, quella “sostanza” che costituisce l’universo – onde e particelle di energia – sembra fare cose che infrangono le leggi di tempo e di spazio come li conosciamo oggi attraverso la fisica convenzionale. Dal DNA dei nostri corpi, agli atomi di tutto il resto, le cose in natura sembrano condividere informazioni più velocemente di come Albert Einstein aveva predetto dicendo che niente avrebbe mai potuto viaggiare più veloce della luce.

Negli esperimenti di laboratorio, le particelle sono state documentate in due posti allo stesso tempo, tra di loro connesse anche se sono separate da distanze di molte miglia, e in grado di guarire se stesse e perfino viaggiare nel tempo! Storicamente, tali fenomeni erano riconosciuti impossibili. Appaiono però non solo possibili, possono anche mostrarci qualcosa di più delle interessanti anomalie di piccole particelle. La libertà di movimento che le particelle quantiche dimostrano può rivelare come il resto dell’universo funzioni quando rivolgiamo lo sguardo oltre ciò che conosciamo della fisica.

Mentre questi risultati possono suonare come lo scritto di un episodio futuristico di Star Trek, sono proprio ora sotto l’esame accurato degli scienziati contemporanei. Singolarmente, gli esperimenti che producono tali effetti sono certamente interessanti e meritano più ricerca. Considerati insieme, tuttavia, suggeriscono anche che non possiamo essere limitati dalle leggi della fisica così come crediamo. Forse le cose possono viaggiare più velocemente della velocità della luce e forse possono essere in due posti allo stesso tempo! E se le cose possono, perché no noi?

MATRIX E LA SUA FILOSOFIA


Nel 1999 usciva un film che avrebbe rivoluzionato completamente la cinematografia, tanto per gli effetti speciali quanto per i contenuti proposti: si trattava di Matrix, un vero e proprio compendio filosofico da gustare al cinema. Alla base del successo l’avvincente vicenda, la bravura del protagonista (Keanu Reeves), la raffinatezza degli effetti speciali, la spettacolarità dei combattimenti di arti marziali. Tutto qui? Forse no: c’è anche una visione del mondo che richiama vivamente alla mente diverse tappe della tradizione filosofica occidentale. Il protagonista, Neo (interpretato da Keanu Reeves), da qualche tempo vive assillato da interrogativi cui non riesce a dare risposte che lo soddisfino: é come se, dentro di sè, avvertisse che in ogni atomo della realtà che lo circonda c’é qualcosa che non quadra. Egli viene contattato da Morpheus, un famigerato ‘pirata virtuale’ ricercato dalle autorità: quest’ultimo é infatti convinto che Neo sia un uomo al di fuori del normale, destinato a salvare l’intera umanità dal dramma che la affligge; ma di che dramma si tratta? Morpheus ha contatto Neo proprio perchè si é accorto che ha presagito questo dramma che si protrae da secoli ed é convinto che spetti a lui aiutarlo: l’intero genere umano é soggiogato alle macchine, delle quali un tempo si serviva: dopo una ribellione da parte di queste ultime, i ruoli si sono invertiti: le macchine sfruttano gli uomini per sopravvivere e li tengono incatenati, avvalendosi della loro energia. Nell’ambito delle percezioni, il mondo che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi é reale, ma nell’ambito della realtà, esso é una beffa, non esiste: si tratta solo di immagini virtuali inviate al nostro cervello dalle macchine che ci tengono schiavi. Dunque, ogni cosa che ci circonda non ha un fondamento al di fuori della nostra mente: le macchine, le case e le strade non sono altro che immagini virtuali inviate al nostro cervello dalle macchine dominatrici; il mondo intero é un programma (Matrix appunto), un inganno ordito dalle onnipotenti intelligenze artificiali che ci controllano. Naturalmente Neo, per quanto avesse potuto presagire che qualcosa non andava, era lungi dall’immaginare tutto questo e, in un primo tempo, non riesce a capacitarsene. Questo é il dialogo del primo incontro tra Neo e Morpheus:

 

Morpheus: Immagino che in questo momento ti sentirai un po’ come Alice che ruzzola nella tana del Bianconiglio.Neo: L’esempio calza.Morpheus: Lo leggo nei tuoi occhi: hai lo sguardo di un uomo che accetta quello che vede solo perché aspetta di risvegliarsi. E curiosamente non sei lontano dalla verità. Tu credi nel destino, Neo?

Neo: No.

Morpheus: Perché no?

Neo: Perché non piace l’idea di non poter gestire la mia vita.

Morpheus: Capisco perfettamente ciò che intendi. Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c’è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l’avverti. È un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto. È questa sensazione che ti ha portato da me. Tu sai di cosa sto parlando…

Neo: Di Matrix.

Morpheus: Ti interessa sapere di che si tratta, che cos’è? Matrix è ovunque, è intorno a noi, anche adesso nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo dinanzi agli occhi, per nasconderti la verità.

Neo: Quale verità?

Morpheus: Che tu sei uno schiavo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado purtroppo di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos’è. È la tua ultima occasione: se rinunci, non ne avrai altre. Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.

(….)

Morpheus: Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da una sogno così non ti potessi più svegliare, come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?

Neo, sebbene in un primo momento si dimostri alquanto reticente, decide di collaborare con Morpheus e di tornare nel ‘mondo vero’ per poi combattere contro le macchine e liberare l’umanità dalle catene. Dunque Morpheus induce Neo ad assumere una pastiglia, con un effetto formidabile: Neo si libera dalle catene dalle quali era avviluppato e termina la propria esistenza come schiavo delle intelligenze artificiali: apre gli occhi per la prima volta. Infatti, quel che fino ad allora aveva visto, non erano altro che immagini virtuali percepite dal suo intelletto, e non dai suoi occhi:

Morpheus: Benvenuto nel mondo vero.Neo: Sono morto, vero?Morpheus: Tutto l’opposto.

Scena 3

Neo, cui si devono ricostituire i muscoli atrofizzati, apre gli occhi.

Neo: Mi fanno male gli occhi.

Morpheus: Perché non li hai mai usati.

Scena 4

Morpheus e Neo all’interno di Struttura, programma di caricamento simile a Matrix.

Neo (toccando una poltrona): Questo non è reale?

Morpheus: Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello.
Questo è il mondo che tu conosci (Morpheus accende un televisore e mostra immagini del nostro mondo): il mondo com’era alla fine del XX secolo e che ora esiste solo in quanto parte di una neurosimulazione interattiva che noi chiamiamo Matrix. Sei vissuto in un mondo fittizio, Neo. Questo è il mondo che esiste oggi (Morpheus mostra le immagini di città distrutte, oscurate da una spessa coltre di nubi). Benvenuto nella tua desertica, nuova realtà. (…)
Un corpo umano genera più bioelettricità di una batteria da 120 volt ed emette oltre 6 milioni di calorie. Sfruttando contemporaneamente queste due fonti le macchine si assicurarono a tempo indefinito tutta l’energia di cui avevano bisogno. Ci sono campi, campi sterminati, dove gli esseri umani non nascono, vengono coltivati. A lungo non ho voluto crederci, poi ho visto quei campi con i miei occhi, ho visto macchine liquefare i morti affinché nutrissero i vivi per via endovenosa. Dinanzi a quello spettacolo, potendo constatare la loro limpida raccapricciante precisione, mi è balzata agli occhi l’evidenza della verità. Che cosa è Matrix? È controllo. Matrix è un mondo creato al computer per tenerci sotto controllo al fine di convertire l’essere umano in questa (una pila).

Neo: No! non è possibile! Io non ci credo!

Morpheus: Non ho detto che sarebbe stato facile: ho detto che ti offrivo la verità.

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Finalmente Neo accetta la nuova condizione e, insieme agli altri uomini liberatisi dalle macchine, si dà da fare per restituire la libertà all’intero genere umano, non senza difficoltà: infatti, per compiere tale operazione occorre rientrare in Matrix, nel malefico programma virtuale che il genere umano si é abituato a chiamare ‘mondo’ ed esso brulica di nemici, ossia di intelligenze artificiali nelle vesti di esseri umani. Alla fine, comunque, Neo e Morpheus riescono nell’impresa e il genere umano può dirsi libero. Ma, al di là della storia avvincente e frizzante, sullo sfondo di Matrix vanno ravvisate le più disparate concezioni filosofiche: il film ruota tutto attorno all’opposizione tra mondo vero e mondo fittizio, spacciato per vero: l’opposizione tra la vera verità e la falsa verità, insomma tra verità e menzogna, tra verità e apparenza, un dualismo cardinale in tutta la filosofia occidentale fino a Nietzsche. La verità è altra rispetto a quella che ci appare; addirittura forse c’è qualcuno ci fa balenare di fronte un bel gioco di vuote fantasmagorie, per ingannarci e tenerci sottomessi in catene. Il film potrebbe in parte essere fatto valere come una rappresentazione del pensiero (gnoseologico e politico) di Platone . Ricordiamo infatti che già il filosofo greco aveva distinto tra mondo vero (il mondo delle idee) e mondo apparente (il mondo sensibile in cui viviamo). In particolare Matrix sembra riscrivere il mito della caverna di Platone. Riassumiamolo brevemente: all’interno di una caverna uomini schiavi sono incatenati alla roccia, costretti a guardare di fronte a sé verso il fondo della caverna. Fuori della caverna si erge un muretto, dietro al quale camminano, nascosti, degli uomini che portano sulle proprie spalle statue rappresentanti tutte le cose esistenti. Dietro a questi uomini arde un fuoco che proietta sul fondo della caverna le ombre delle statue; gli uomini schiavi, costretti a guardare davanti a sé e impossibilitati a voltarsi, scambiano le ombre che appaiono sulla parete della grotta per la vera realtà. Se uno schiavo riuscisse a scappare, dice Platone, inizialmente sarebbe accecato dalla luce del sole, ma poi finalmente riuscirebbe a vedere chiaramente la verità, di cui le ombre sono solo una pallida copia. Se poi volesse tornare nella caverna per rivelare agli altri schiavi la verità, non sarebbe creduto ed anzi verrebbe ucciso. Neo in qualche modo rappresenta l’uomo-filosofo che riesce a uscire fuori della caverna (Matrix) e a vedere finalmente la vera realtà. All’inizio egli è abbagliato dalla luce, ma, una volta abituatosi e una volta riconosciuta la verità, torna nella caverna, in Matrix, per liberare gli altri uomini. La verità però fa paura e non tutti gli uomini hanno il coraggio, la costanza, l’interesse di accettarla, e chi invece la proclama rischia anche di fare una brutta fine… Cypher, il traditore del film, il compagno di Neo e Morpheus che svela i piani alle intelligenze artificiali, rappresenta questa umanità pigra, timorosa, legata alle proprie sicurezze, dunque ostile ai profeti della verità: è meglio restare ignoranti piuttosto che conoscere verità che possano stravolgere radicalmente la nostra vita, questo è il succo del discorso di Cypher . Fortunatamente però Neo non subisce la stessa sorte di Socrate (avremmo certo preferito il contrario, visto che l’omicidio di Socrate fu reale, mentre il successo di Neo rimane comunque il lieto fine di un film di fantascienza…) e riesce a restituire la libertà al genere umano.. Matrix può anche essere letto come la trascrizione del dubbio cartesiano. Per Cartesio di tutto posso e devo dubitare: dei miei sensi che spesso mi ingannano, dell’esistenza del mondo esterno, della distinzione tra sogno e realtà, ed anche delle presunte verità matematiche. Chi mi assicura che ciò che vedo esista, oltre che nella mia testa come idea, anche nella realtà? Così come i sensi mi ingannano quando il remo immerso in acqua mi appare spezzato per un inganno ottico, chi non mi dice che essi non mi dicano mai la verità? Ma, per voler portare il dubbio all’esasperazione, chi mi assicura che 2 più 2 faccia 4? Magari sono stato creato da un dio maligno, che si diverte a ingannarmi, mi fa credere che 2 più 2 faccia 4, mentre invece fa 5… E se fossi stato creato da un genio maligno, il quale impiega tutta la sua onnipotenza per farsi beffe di me, la realtà che mi circonda potrebbe benissimo non esistere fuori dalla mia testa: si potrebbe solo trattare di una sfilza di immagini virtuali inviate al mio cervello dal genio maligno (e così é in Matrix). L’unica cosa che si salva dal dubbio è la mia esistenza come essere pensante: dubito di tutte le cose appena elencate, quindi ci deve essere qualcosa che dubita: ciò che dubita deve per forza esistere. Solo di qui posso cominciare a costruire un sapere certo, saldo e inconfutabile. Anche Neo è chiamato a mettere in dubbio tutte le sue antiche certezze ed egli lo fa, sebbene con una certa riluttanza iniziale. Ciò che gli è sempre apparso come la verità, è in realtà un inganno, una tremenda impostura, un mondo fittizio costruito ad arte dalle macchine (il genio maligno di Cartesio). Il primo passo per trovare la verità sarà anche per lui prendere consapevolezza di sé, convincersi di essere “l’inviato”, riconoscersi come Neo e non come signor Anderson (il suo nome nel mondo fittizio) : anche Neo, come Cartesio, é chiamato a mettere in dubbio ogni cosa per prendere atto della propria esistenza come soggetto pensante; e il fatto di esistere come soggetto pensante é l’unica verità certa di cui egli disponga in partenza. Ma in Matrix possono essere anche scorti i portati della filosofia di Schopenhauer: centro della filosofia del pensatore tedesco è la distinzione (di forte sapore kantiano) tra fenomeno e noumeno. Il primo è il mondo della rappresentazione, il mondo così come noi ce lo rappresentiamo, quindi il dominio dell’apparenza, il “velo di Maya”, il regno dell’illusione e della menzogna che nasconde la verità. Il noumeno è invece la stessa verità che si cela dietro il fenomeno e la nostra rappresentazione, una verità dura e crudele: tutto è Volontà, tutto è cieco e irrazionale impulso di vivere. Tale Volontà non ha altro scopo che riprodurre se stessa. Da questo punto di vista anche l’amore non è che un’illusione tramite cui la vita, ingannando i singoli, perpetua se stessa, viene a coincidere con l’attività sessuale, finalizzata com’è alla pura e semplice riproduzione delle specie. Anche in questo caso non mancano significativi parallelismi con il nostro film: il mondo virtuale creato con Matrix non è che un bel gioco illusionistico, atto a nascondere la verità, ovvero il dominio e l’istinto di sopravvivenza delle macchine. I singoli uomini non hanno alcun valore se non come mezzi per garantire la continuità della specie delle macchine: essi “sono coltivati” da queste per ottenere alla fine delle pile con cui alimentare la propria vita. Come vincere la Volontà di vivere? Per Schopenhauer attraverso tre stadi: 1) l’arte (farsi “puri occhi del mondo” di fronte alle opere d’arte); 2) l’etica della pietà, della giustizia e della carità (mettersi nei panni degli altri, assumendo su di sé la loro sofferenza, amandoli disinteressatamente); 3) l’ascesi (ritornare nel nulla-tutto del Nirvana). Anche per Neo la salvezza passa, mutatis mutandis, attraverso i medesimi passaggi: compatire Morpheus e amare Trinity, contemplare con distacco i codici e linguaggi informatici che costituiscono il mondo virtuale, scorgere la nullità stessa di questo mondo (“Il cucchiaino non esiste” dice ad un certo punto Neo). Tuttavia, in Matrix vi sono anche elementi della filosofia di Nietzsche : in primo luogo, in tutto il film non si fa mai riferimento a Dio, nè per chiedergli aiuto nè per lamentarsi della disastrosa condizione in cui é ridotta l’umanità: Dio non c’é; non é forse questo uno dei tanti aspetti di quel nichilismo, previsto in modo profetico dallo sfolgorante profeta del Superuomo, che avrebbe imperversato nell’era moderna? Viene sì profetizzata la venuta di un ‘messia’, di un salvatore: ma egli esula del tutto dalla sfera divina, è un uomo imbevuto di eroismo (Neo) e, in quanto tale, non può sentire come estraneo tutto ciò che è umano ( Homo sum: nihil humani alienum mihi puto aveva già detto Terenzio secoli addietro), come la disgrazia e la servitù in cui è ridotta dell’umanità. E sotto questo profilo si possono cogliere anche agganci con la filosofia di Marx: per l’uomo l’essenza suprema é non già Dio, ma l’uomo stesso e infatti il fine della missione dell’intrepido Neo é proprio la liberazione del genere umano, non la venerazione di un presunto Dio; ed egli lotta per ridare la libertà a tutto il genere umano, non a presunte “razze” superiori, come spesso si è voluto erroneamente credere che il superuomo nietzscheano fosse tenuto a fare. Neo sembra poi essere un personaggio nietzscheano al pari di Zarathustra per le caratteristiche del superuomo che egli incarna: consapevole della propria superiorità, egli si realizza pienamente nella guerra condotta contro le intelligenze artificiali; cosciente della catastrofica situazione e della fasullità del mondo, egli non risolve la propria volontà in un ‘no’ alla vita, ma in una piena accettazione degli eventi ( amor fati ), facendo prevalere ed estrinsecando la propria infinita volontà di potenza. Ma la filosofia che più di ogni altra informa il film è, a mio avviso, quella di Marx : la rivolta della massa umana contro le macchine può essere letta come la rivoluzione proletaria profetizzata dal filosofo comunista; il fatto stesso che tutti gli uomini siano schiavi e costretti a ‘vendere’ la loro forza lavoro generando un plusvalore per le macchine, può avere una singolare chiave di lettura: Marx era convinto dell’esistenza di una legge tendenziale di caduta del saggio di profitto , con la conseguente progressiva concentrazione del capitale in poche mani. E questo, a sua volta, forma, secondo Marx, un binomio indisgiungibile con l’ immiserimento crescente degli operai : con l’avvento delle macchine, che possono sostituire il lavoro di molti operai, aumentano i disoccupati e, quindi, anche l’offerta di forza-lavoro sul mercato, cosicchè anche per questo aspetto i salari tendono a diminuire: aumenta la povertà e il numero dei disoccupati, di conseguenza il capitalista può tenere più bassi i prezzi dei salari e guadagnarci di più. E in Matrix il processo descritto da Marx é giunto al culmine: tutta l’umanità é una massa di operai controllati dai macchinari. Non solo: l’uomo ” diventa un semplice accessorio della macchina ” troviamo scritto nel Manifesto del partito comunista e ciò che vediamo in Matrix altro non è se non il frutto estremo di questo asserto. La stessa accanita guerra che le macchine portano avanti contro Morpheus e Neo rievoca per molti aspetti la caccia spietata contro lo spettro del comunismo che viene delineata nell’incipit del Manifesto .

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